Siamo veramente grati di essere stati coinvolti nel dibattito originato dall’articolo La Forma Combinata – L’esistenza obbiettiva della sesta forma della scrittura del signor Zhang Gongzhe a riguardo all’esistenza di una sesta forma di scrittura han. Ci sentiamo in linea con quanto esposto, siamo profondamente consapevoli che questa discussione non viene sollevata per caso in questo momento, ma è in realtà in risposta alle esigenze dei tempi. Fa riflettere, ed è anche una buona occasione per stimolare ulteriori riflessioni ed approfondimenti su questo argomento.


Sappiamo che ci sono dei precedenti storici nella ricerca di una sesta forma, tradizionalmente definiti “forma rotta”, che consistono in una mescolanza di più forme di scrittura progettate e combinate al fine di fonderle in una sola opera calligrafica. Si tratta di una distillazione e riorganizzazione delle caratteristiche uniche dei diversi stili calligrafici, cercando un terreno comune pur conservando le differenze. Attraverso la pianificazione e l'integrazione, una varietà di linguaggi artistici sono stati fusi nella stessa opera calligrafica. Gli esempi di alto livello artistico in questo campo della calligrafia, ma raramente esplorato e valorizzato, iniziano già dalla dinastia Tang.


In particolare ci ha colpito il caso di Fu Shan (1607–1684) che all'inizio della dinastia Qing sotto il dominio mancese, creò lo zhuan corsivo, ovvero una combinazione tra la scrittura zhuan e la scrittura corsiva. Nelle sue opere accostava spesso al corsivo caratteri zhuan corsivi. Le vibranti distorsioni delle pennellate e le drammatiche deformazioni della struttura dei caratteri erano variegate e molto espressive, creavano nello stesso tempo un’aria misteriosa richiamando antiche iscrizioni e talismani taoisti. Questo stile associato alla sua coltivazione culturale, alle sue esperienze e al suo particolare background, ha dato vita a una rottura e un’innovazione, è quindi impressionante.


Fu Shan credeva: “meglio goffo che intelligente, meglio brutto che affascinante, meglio frammentato che lucido, meglio semplice che calcolare”, che rivela appunto la sua idea della calligrafia e una ricerca diversa dall’estetica canonica.


La scelta di fare calligrafie combinando più forme di scrittura è sicuramente uno sbocco spontaneo, autonomo e naturale e nella nostra esperienza quest’esigenza è cominciata a manifestarsi in maniera più concreta a partire dagli anni 2000.


Paola Billi “經和緯”, 2007, “Premio della giuria” alla World Calligraphy Biennale of Jeollabuk-do, a Jeonjiu, Corea.


Nicola Piccioli, frase tratta dai due 德道 manoscritti su seta trovati a Mawangdui, 2013, in occasione del 4th International Festival of the Intangible Cultural Heritage, a Chengdu, Cina.

Speriamo che la discussione sulla “forma combinata” continui ad approfondire e a promuovere ulteriormente l'innovazione positiva e la diversificazione della calligrafia contemporanea.

Clicca qui per leggere la pubblicazione in lingua cinese...